lunedì 14 marzo 2016

Sarò sempre un Filo Ribelle.

Si conclude qui un viaggio bellissimo, fatto di soddisfazioni e di perdite, ma che rimarrà per sempre nel mio cuore, e nelle mie mani.
Dopo una sofferente decisione  ho deciso di fare armi e bagagli e lasciare il mondo dell'imprenditoria artigianale per abbracciare quello della sanità.
 Ho sempre fatto l'artigiano e  non dico che non mi faccia paura, anzi. il primo giorno di tirocinio lo passerò a piangere come ha già pronosticato mia madre. Meno male che mio padre mi ha trovato degli zoccoli arancioni, ultimo retaggio di me, di Elisa, l'arancione, che spezzerà nella divisa bianco sterile da tirocinante operatore socio sanitario.
Cosa è successo?
Potrei rifarmela col mondo intero, facendomi prender dalla rabbia, urlavi he mi avete lasciato sola, facendo i supponenti, rimproverandomi di continuo su quello che avrei dovuto fare e invece non ho fatto, promettendo sostegno ma mostrando egoismo e critiche, senza mai calarsi nei panni di un'esperienza che non proverete mai perché siete troppo v i g l i a c c h i, 
Ma ho pietà per la saccenza di certa gente che si professa umile e poi te lo sderena nell'ano. La responsabilità è mia e avrei dovuto chiuder le porte già prima, mi sono fatta semplicemente prender dall'emotività. Chi c'è stato lo sa, e può dormire sogni tranquilli.
Alla fine chiudi il portone del negozio e sei da sola, non mi potevo aspettare chissà cosa. Poi ricordiamoci che la zona dove sono andata a piantonare il mio negozio era costellata dal bigottismo tipico dei paesini di campagna, dove si, tutti si aiutano, ma tutti coalizzano contro il nuovo, l'evoluzione, il diverso. Ho pietà soprattutto per loro, per chi ha vissuto la realtà delle botteghe e degli artigiani e che si lamenta di continuo della coop aperta vicino eccetera eccetera.
Insomma, domani finisce. Non è ancora chiusa la partita iva, ma domani se ne vanno via gli ultimi vestiti.
Potrò dire che sarà finito tutto a agosto, quando renderò le chiavi alla proprietaria del fondo.
L'illuminazione l'ho avuta dall'ultimo lavoro che ho fatto in confezione, quando sono andata a ritirare una campionatura a una fabbrica cinese, Lo spettacolo è stato scioccante. Gente in condizioni disumane che confezionavano abiti che sarebbero andati in negozi. E dai negozi nei vostri armadi.
Vedendo questo degrado qualcosa si è rotto dentro di me, qualcosa di ormai incrinato.. in quel momento ho realizzato che non volevo prender parte a questo balletto macabro dove chi ci guadagna è solo chi sta alla scrivania.
Purtroppo il mio futuro sarebbe stato quello di gironzolare tra confezioni e eventi, di solo artigianato non si campa. Mi sono sentita sporca e inutile, non potendo con i miei miseri mezzi fare la differenza.
Questa visione ha trovato già terreno fertile, adagiandosi su una depressione già sviluppata tra quelle quattro mura.
A dicembre poi si sente male mia mamma, nulla di apocalittico, ma comunque abbastanza per farci preoccupare. Mi sono sentita schiacciare dagli eventi, non sapendo più  a cosa aggrapparmi per ricercare la stabilità, ho scelto la strada che era semplicemente davanti a me, e che potrebbe rendermi anche una persona migliore.
Ho stampato la domanda per il corso Oss, l'ho compilata e l'ho spedita. Ho fatto la selezione e l'ho passata. E anche alla grande. Quindi, altro giro, altra corsa.
Quest'anno compio trent'anni e non mi sono mai sentita così invecchiata come in questi ultimi due anni. Ma non sono vecchia, anzi.
Questa scelta ha entusiasmato alcuni, altri hanno voluto capire perché questa svolta e altri invece mostrano (tanto per cambiare) dubbi sulle mie capacità di gestire un lavoro del genere.
L'unica cosa su cui ho potuto contare quando volevo superare un ostacolo è stata la volontà. Quando l'ostacolo però è troppo alto, occorre raggirarlo.
Non voglio fare la riccona, ma voglio vivere dignitosamente, tornare a casa e non avere l'ansia di fatture, conti, amministrazioni, commercialista da pagare, gente da soddisfare.
Questo corso mi impegnerà un anno, e l'idea che i miei già fanno questo lavoro da anni, mi rincuora parecchio, perché ci sarà da studiare e imparare a star in reparto, se voglio poi trovare un maledetto lavoro.
Detto questo, non mi toglierete mai i ferri di mano. MAI.

venerdì 13 novembre 2015

Non hai la faccia dell' imprenditrice.

Questa mattina entra in sartoria una signora. Chiede di farsi fare un preventivo per un abito. Bene,
Scrivo tutto quello che le serve di sapere e timbro. Poi firmo.
La signora mi ferma.
"Che fa, lo firma lei? Non lo firma il suo capo?".
"Signora, sono io il mio capo"
"Via signorina, non mi prenda in giro, mi dica quando c'è il suo superiore e vengo a prender il preventivo!"
"Le assicuro che il nome fuori alla sartoria combacia su quello della mia carta d'identità"
"Non è possibile, via. Quanti anni ha, 24? 26?"
"Ventinove"
"Non ha la faccia dell'imprenditrice"



What?
What?
What?


Io delle volte mi sforzo di capire, davvero, le meccaniche di questa massa di pecoroni arricchiti.
Ora, dopo avermi dato della ragazzina (e va bene eh, non mi sdegno di mostrare un po' meno,,) mi ha chiesto dove avevo studiato, con chi avevo lavorato etc etc. MA SI PUO'? DAVVERO?
Ma poi,
Come ti permetti.
E continuando.
Per fare le sarte dobbiamo per forza esser delle matusa incartapecorite?
Grazie Ponte a Greve, capoluogo mondiale dei casi umani. Grazie.

lunedì 2 novembre 2015

Di eroismo e altre tecniche di sopravvivenza.


Oggi poteva esser una bellissima giornata di autunno inoltrato, con tutte le foglie che volteggiavano nel vento, il piacere di aver un cappotto addosso, poter rintanare il naso nella sciarpa e sentire i capelli che si arruffano mossi dalla brezza.
E invece no. Esco di casa per andare a lavoro, e mentre sto aprendo la portiera della macchina , dal passo incerto si avvicina una signora accompagnata da una sua coetanea. Aspetto a aprire la portiera, per darle precedenza sul marciapiede. Lei mi guarda e sbuffa con la sua amica.

"questi giovani sono senza futuro, senza voglia di fare, non hanno nulla a cui tengono!"

Dire che a questi punti la sportellata nei reni se la sarebbe pure meritata, è superfluo. Ormai è un pensiero comune che accomuna gli individui deambulanti over 65. 
Lavoro al pubblico e il mio pubblico è per a maggior parte geriatrico, quindi questi discorsi li sento spesso, anche verso di me.
Ma quello che non tollero è la maleducazione con cui lo fanno.
La mamma  mi ha insegnato che non si parla male delle persone, e ancora di più non si parla male della persona che hai davanti. E ancora peggio di quelle che non conosci.
Quindi, io ti sto facendo passare, vecchietta, in modo che tu possa continuare la tua passeggiata senza intoppi perché essendo anziana hai più difficoltà te.
Ma tu dalla tua parte, hai aperto bocca appositamente perché ero lì, volendo dir la tua.
Ultimamente è sempre più difficile dialogare, soprattutto  se ci sono questi presupposti. In macchina allora l'illuminazione.
Si, siamo giovani senza futuro, un futuro che non ci avete mai dato, avete avuto il vostro presente e l'avete sfruttato al massimo, per poi lasciare a noi le briciole.
Siamo additati come viziati, come la generazione che ha avuto tutto e che ha goduto el benessere egli anni '90, ci rinfacciate la possibilità di studio, di carriera. Ci rinfacciate i sacrifici che avete fatto per farci studiare ma poi sclerate alle poste, alla coop, ovunque se i vostri nipoti non trovano lavoro.
Ma cosa credete, che la laurea o il diploma sia gratis?
Il lavoro è un diritto di cui tutti dovremmo giovarne e invece siamo continuamente additati come perditempo, viziati e svogliati.
La generazione dei miei nonni ha subito del post guerra e degli anni di piombo (i miei nonni sono del 1943 e 1947), ma anche della ripresa e dell'espansione economica tessile. I miei genitori (1962/1966) anche loro hanno sempre lavorato, finita la terza media chi in fabbrica, chi in ospedale hanno trovato lavoro.
Io? io, classe 1986, Istituto d'Arte, Conservatorio, Accademia di belle Arti, Università.. NULLA.
Cosa ci rimane? Il bisogno di affermarsi. Quindi con le unghie e con i denti si va avanti, difendendo la propria idea,  ormai non le sentiamo più quelle voci che ci dicono che noi giovani siamo viziati.
Ma ogni tanto ce ne arriva una, e fa tanto male..
A voi vecchietti che ci mettete la cattiveria in tutto questo, a voi non vi giustifico con il caro vecchio evabbè tanto chai una certa e non sai cosa dici.
Perchè quelli che lo dicono non sono quelli con una pensione misera che arrancano per far entrare tutte le spese, quelli con 350/400 euro di pensione. Son quelli con la pensione cicciona che lo pensano.
Ho clienti che millantano di aver lavorato giorno e notte con almeno tre figlioli da crescere. Bravi, vi avrei voluto vedere (ci credo poco), poi grazie di averci lasciato le briciole.
Conosco tanti anziani che hanno veramente dato l'esempio della dignità del lavoro, quelli che hanno lavorato per poche lire e che si toglievano il pane di bocca per darlo ai figli.
Sono persone meravigliose, gentili, che passano anche solo per un saluto.
Il mio lavoro ha bisogno di un ricambio generazionale, perché incagliato in una tecnica sartoriale vetusta e decisamente da confezione, non creativa.
Sarà malvagio dirlo, ma io davvero spero in questo cambio generazionale. Se ne usciamo siamo più che eroi, se riusciamo a toglier il piede dalla fossa ne potremo esser fieri.
Siate meno egoisti, e cercate i ricordarvi di quanti sacrifici avete fatto davvero,ma soprattutto, di come si stava.

venerdì 9 ottobre 2015

Nichilismo 2.0

Riflettevo. In maniera proustiana.
Oggi è venerdì, la giornata o più devastante o più pacchiana della settima,a a seconda di come la prendi. Non è né pacchiana né devastante, è solo una fredda giornata di ottobre dove mi si sono gelate le dita e con apatia scorro le notifiche di Facebook.
Scorro e mi trovo un post, dove il soggetto si lamentava che nessuno lo capiva, nessuno poteva nemmeno capire cosa stesse passando e che "scusate se vi odio".
p.s.: è un mio coetaneo, gente di più di trent'anni, non stiamo parlando di un teenager.
Questi assolutismi mi colpiscono nella mia parte più  intima, perché se non ve ne foste accorti, siamo tutti diversi. Abbiamo tutti un background diverso e una serie di esperienze che dalla tenera età ci arricchiscono fino a farci diventare quello che siamo, gli individui che si rapportano con altri individui che hanno a loro volta esperienze e caratteri diversi che si sono formati interfacciandosi con altri individui, influenzandosi a vicenda. E bla bla bla.
Solo questo dovrebbe farvi girare la testa, l'effetto immensità.
Spesso mi è stato rimproverato che non comprendevo certi meccanismi umani, senza poi nemmeno tentar di farmeli comprendere. E altrettante volte ho decretato io che "non mi capisce nessuno, siete tutti delle merde".
Dopo anni sono arrivata a un dunque, a un'illuminazione. Se la gente non ti capisce, spesso  sei tu la persona intollerante che non vuol farsi capire.
Pretendere la comprensione da una persona che non ti può capire scatena il malcontento, e il malcontento scatena l'astio, l'astio la rottura dei rapporti e la persona a cui hai puntato il dito si ritrova lasciato lì sul ciglio della strada confuso e senza una spiegazione logica su cosa ha fatto realmente, solo con la scusa del "non puoi capire come mi sento".
Bene, è un discorso generalizzato, ma ognuno ha il suo punto di vista. E stiamo parlando di psicologia da giornaletto, non psicologia seria. Quella non te la spiegano a prender il caffè, non riguarda intoppi umani come la non comprensione del linguaggio base.
Sono una persona che mette la psicologia sullo stesso piano dell'omeopatia, so di sbagliare come approccio, ma ho visto tante casalinghe annoiate andare dall'analista e tante persone non accettare che possa servire  lo psichiatra, perché suona male, sembra roba per malati psichiatrici.
Il problema della psicologia è che è troppo accessibile a tutti. E spesso anche persone incompetenti fanno questo mestiere. Un po' come ovunque.
Tornando al discorso principale, dopo anni e anni di relazioni con altri individui sono arrivata a una mistica conclusione.
A nessuno frega un cazzo di te e di quello che fai per il prossimo.
Parliamoci chiaramente, ognuno tira l'acqua al suo mulino, siamo creature egoiste e egocentriche. Se facciamo del bene ci aspettiamo una ricompensa, non siamo capaci di attuare il "fai del bene e dimenticatene", una ricompensa di ogni genere, ma nulla è come la ricompensa di attenzioni.
Se facciamo del male siamo sempre pronte a giustificarci, a creare castelli di carta che tengano alta la propria reputazione. Siamo disposti a mentire a noi stessi pur di dormire bene la notte. di far passar male l'altro pur di giustificare noi stessi. Oppure scatta il vittimismo ("non sei tu, sono io fatto male")
Se ci facciamo del bene siamo giudicati come esseri frivoli,persone che vivono con leggerezza e "che non ha problemi" (come fosse un male, poi), se ci facciamo del male la società ci commisera e non si sa spiegare la motivazione, stupita. Insomma, non abbiamo soluzione per star bene. E sapete perché? Perché non lo vogliamo. 
Passano gli anni e penso sempre di più che gioire del successo e della felicità del prossimo è sempre più difficile che appoggiarlo nei momenti difficili.
Scattano tanti sentimenti, uno fra tutti l'invidia. Non riuscire a sbrogliare la propria matassa, vedere invece chi ce la fa, fa scattare il gioco del lo voglio anche io ma non posso, perché sono troppo stanco mentalmente per volerlo davvero.
Insomma, studiamo un sacco ma non sappiamo parlare tra di noi.
A quel post lunghissimo avrei voluto rispondere, sinceramente. A trent'anni si presuppone che tu, adulto, abbia già avuto un'infarinatura di come va la vita e spesso ci sono persone che a trent'anni sanno perfettamente come può sempre andar peggio.
Le cose accadono tutte insieme? Si,è un'entropia, vero, comprovato, ma ci puoi far qualcosa? Non credo. Benvenuto nell' età adulta, dove sei responsabile di te stesso, e a volte anche di qualcun'altro, che sia figlio o genitore infermo.
Quando ti crolla tutto addosso in un botto non è meno doloroso di quando ti crolla poco a poco nell'arco di anni. La tolleranza e la sopportazione vengono meno, ti ritrovi comunque da solo in alcune circostanze e pretendere che il cosmo ti comprenda è forse una delle cose più infantili e inattuabili della propria vita.
Nulla, mettevi il cuore in pace, nessuno vi capirà e facendo anche un discorso Leopariano, nemmeno voi.
Leggendo quel post ho avuto l'illuminazione, Si, io non posso capire le tue vicende, la malattia del compagno, il consumarsi inesorabilmente che porta anche la malattia di un genitore, il dover rinunciare a tante cose (che non è che io non ho mai rinunciato a nulla, chiaramente ho anch'io fatto i miei sacrifici) il lavoro che non si trova (come se non fossi mai stata disoccupata).. si, è un bene che non ti comprenda. E non mi sento nemmeno un pelino in colpa perché quello che vivi non è bello.
Ma non farmene una colpa, perché non è una gara a chi ce l'ha più lungo, forse forse se non si fossero accavallate così tante cose, non avresti nemmeno scritto quelle cose.
Si nasce soli e si muore soli, l'aspettativa è solo il guscio da ove nasce la delusione.

Oggi sò filosofa abbestia,

domenica 20 settembre 2015

Gioie e dolori di un filo ribelle, dopo quasi un anno

Dopo quasi un anno di attività mi degno di scrivere uno straccio di post. Mamma mia quanto sono ribelle.
Chi mi conosce nella vita sa che ho aperto una sartoria, Filo Ribelle, a Firenze, nel feudo conteso tra Firenze e Scandicci, ovvero Ponte a Greve.
Non conoscete le creature che lo popolano? Bene, vi faccio un sunto.
Non èun posto più speciale rispetto ad un altro, ma i popolani hanno dell'incredibile. riescono a farsi odiare in un modo tutto loro, soprattutto perchè tratto con un pubblico geriatrico.
Posso sentire la valanga di commenti negativi:

Sei poco rispettosa verso gli anziani che ci danno la loro esperienza, dobbiamo imparare da loro! E il cliente ha sempre ragione.

Niente di tutto questo è vero, ve lo dico da neo imprenditrice. I maleducati ci sono ovunque e di ogni età. Ho avuto clienti cafoni , giovani ma soprattutto anziani, abituati a una sartoria anacronistica e poco aperti alla mia idea di sartoria creativa.
All'inizio ho fatto la cappellata di mettermi a disposizione per i maglioni fatti a mano. Bene, dopo la vecchina prepotente che mi voleva pagare 20 euro per un maglione con la zip, interamente fatto a mano, con le maniche raglan, ho chiuso i battenti alla realizzazione su commissione dei maglioni.
La maglia è la mia passione più grande probabilmente e la gente l'ha calpestata sminuendola. Quindi, pace, farò solo la sarta.
Ognuno ha il suo metodo, ma si sa, nei paesini piccoli il diverso e il nuovo è il male.
Ho avuto anche tante esperienze positive, come una cliente furbissima che mi ha commissionato il maglione, non s'è fatta più viva per ben otto mesi e ha lasciato l'acconto.
Una cosa non sono riuscita a capire. Il cliente anziano è quello abituato alla realtà della bottega, l'hanno vissuta più di noi giovani superficiali abituati a tutto, figli degli anni '90 cresciuti nella bambagia.
Eppure son quelli che contrattano anche su cinque euro, quelli che muovono critiche aspre non sul tuo operato (che avrebbe un senso, non sono mica Valentino, lo riconosco), ma su cose totalmente inerenti.
  • Sei troppo giovane per fare la sarta (giustamente bisogna esser delle cariatidi per farlo)
  • Chi te li ha dati i soldi per aprire?( ma i fatti tuoi?)
  • Hai mai fatto questo lavoro? (vedi sopra)
  • Orribile tatuaggio (una mi ha chiesto anche se ho la fedina penale pulita, non scherzo)!
  • questa sartoria è troppo pulita,troppo a salottino (certo, la sarta media vive nella melma, io non lo sopporto)
  • tu abiti qui? (questa è gente abituata all'abusività del mestiere, è ovvio)
Oppure gente che critica e non sa la differenza tra una rifinitura a taglia e cuci e una rifinitura a macchina piana. Ora, io sono a lavorare, non posso fare lezioni di sartoria alla gente che non sa nemmeno metter un bottone. Avranno avuto di meglio da fare nella propria vita (anche se la maggior  parte delle mogli ha vissuto di rendita...) che imparare a cucire, ma lascia fare il proprio lavoro a chi lo sa fare e ha una qualifica per farlo.
Ho imparato a sedare la mia permalosità e a lasciar correre certe cose. Insomma, non me ne può fregare un'accidenti. Clienti ne ho, lavoro idem, non mi posso lamentare.
Iniziano a vedere le mie potenzialità.

poi.... vi parlerò anche di Kromski, tranquilli. Lui è... A M O R E. E di Maglianarchica, intanto andatevelo a veere , il link è in alto nelle colonne!

besos.

mercoledì 25 giugno 2014

Don't try this at home.


Davvero, non lo fate, io ho fatto la cazzata. Spieghiamo per bene cosa diavolo ho fatto, perché io sono un genio e merita lo spazio di un post.
Da poco ho scoperto le Yankee Candle, la quintessenza olfattiva del godimento. Sono candele estremanente profumate, di manifattura americana che si trovano soprattutto in negozi fia-di-legno come la Coin,
Sono costose. La giara piccola si aggira intorno ai 11euro circa, fino a salire a 25/30 euro. Bene, la Coin non è famosa per esser un discount, comunque.
Quel che rimane di ciò che sto tenendo in mano è la pasticca da sciogliere come profumatore d'ambiente, assai meno esoso (circa 1,80 euro a cialdina ) e molto più gradevole come profumo. Non sono altro che cialde di cera liquida con essenze. Vanno bruciate come si fa con gli oli essenziali.
Dopo questa rapida introduzione, passiamo al genio che è in me.
Su Youtube ho trovato un tutorial (lo trovate qui e qui ) molto ben fatto di un saccchettino fatto all'uncinetto, una sorta di Mandala fatto con la tecnica Overlay, ovvero, i punti a rilievo. Me ne innamoro subitissimo, anche perché volevo cambiare il mio portamonete, lo realizzo (anche con i miei fili da ricamo, si usa tutto!) e ci metto anche del mio. Lo guardo e... è piccolo, caspita. Vabbè. Lo chiudo e ci faccio il laccetto lungo.
Noto che è perfetto per metterci una cialdina YC, quindi ci metto quello più stucchevole e che mi crea dipendenza, Black Cherry. Per un giorno lo tengo in borsa, annusandolo come una tiratrice di coca e, andando verso casa di Giada, una mia amica, mi sorge l'illuminazione.
E se lo attaccassi allo specchietto della macchina? Profumatore d'auto all'uncinetto, solo io.
In questi giorni è stato caldo, come si può notare e insieme a Marika mi compiacevo del fatto che la cialdina faceva cick ciack, s'era ammorbidita! Ma tanto chissenefrega, è ancora impacchettata!
Non credevo s'arrivasse fino a questo punto.
Ieri entro in auto, sono le 15:00, sono sudata come un labrador e la macchina è incandescente. Salgo tra moccoli e scottature e mi accorgo del fattaccio.
la Black Cherry è sparsa su mezzo cruscotto, e la fava sono io all'ennesima potenza. S'era sciolta, e, cosa peggiore, aveva impregnato il sacchettino tanto adorato.
Non vi elenco ilrosario che ho spippato per togliere la cera dal cruscotto, menomale era morbida ed è andata via agevolmente. Ho tristemente riposto il profumatore in un sacchetto di carta e son partita verso la mia meta.
La sera, sconsolata osservo il mio ormai duro come marmo, sacchettino che indubbiamente sa di Black Cherry. Sconfitta accetto di aver fallito.
Proverò a bollire l'acqua e a immergerci il povero malcapitato per rendere un minimo di pulizia.
Davvero.

DON'T TRY THIS AT HOME. Per non dimenticare.

lunedì 23 giugno 2014

Francamente, me ne infischio!

VABBENE aggiorniamo.
Sono passate un po'di lune, ma chissenefrega dico  io, mica sono la testata di un giornale che devo pubblicare ogni giorno.
Le giornate in questa estate appena iniziate scorrono piacevolmente finchè rimango in casa, quando scendo collasso nel caldo.. è comunque Firenze, dopotutto.
Ultimamente penso molto ai rapporti interpersonali e ho notato che la gente più va avanti,più invecchia, più rincoglionisce. Io ho 27 anni ancora, questo settembre ne compio 28 e nonostante tutte le avversità che la vita ti pone davanti e l'odore di sugo fatto in casa che entra dal piano di sotto, mi reputo una persona intelligente, di buona educazione e soprattutto ho il senso dell'umorismo.
Posso sembrare una scaricatrice di porto, non sono un filo di ragazza, ho un tatuaggio abbastanza visibile e grosso che all'epoca mi costò l'abbassamento del voto di disegno geometrico ( il professore era bacchettone e io avevo 17 anni ) e rutto con compagnia soprattutto della mia amica Ester e del mio coinquilino sgarbato Gabriele che mi da le votazioni compiacendosi.
Sono fatta così, che ci volete fare. Pochi riescono a capire cosa c'è dopo la coperta di spini che mi protegge.
Di norma al primo acchito le persone mi evitano perché non rispetto - né fisicamente, né in fattore di moda, né di comportamento in generale - i canoni sociali attuali ma soprattutto perché non sono socievole, un piccolo handicap che mi trascino dalla tenera età, vuoi per timidezza, vuoi per dei traumi infantili che hanno decisamente invalidato il mio potere relazionale tra me e le altre persone.
Non amo il contatto umano, quello dove ci si conosce e ci si da la mano e il bacetto, odio quando ti scavalcano la tua linea di protezione invisibile, odio quando per esempio a una festa, una persona vuole attaccare per forza bottone.
Io che al corso di Coaching Motivazionale avevo scelto una foto perché era protetta dalla plastica e nessun agente atmosferico poteva intaccarla.
La gente è pigra, non ha voglia di spendere qualche minuto in più per conoscerti, e qui si dividono le due grandi fazioni delle persone che di norma conosco da zero: le persone intelligenti e non. Molto semplice.
Ci sono quelle che ti bollano come maleducata e asociale solo perché non gli hai dato relazione quanto loro si aspettavano ( e alcuni, fidatevi che se lo ricordano anche dopo anni ),  e ci sono quelli che capiscono che non è il caso e mollano la presa, portandomi nella loro lista immaginaria di persone invisibili.
E poi ci sono le persone egocentricamente insicure che riescono a tirare fuori il peggio di me.
L'ho sempre detto, non sono perfetta, anzi, ho le mie ansie e i miei comportamenti socialmente sbagliati, a volte autolesionista e molto molto molto pignola, ma non ho mai fatto del male a nessuno, e se è successo sono maturata abbastanza da chieder scusa.
L'esser poco socievole mi ha portato a avere tanti conoscenti, ma solo un' amica, Marika, che riesce a tirare fuori la parte buona e riflessiva di me ( tranne quando guido ) ma soprattutto che ha saputo conoscermi nel bene e nel male. Di solito quando stringo amicizia è perché davvero mi interessa la persona, e capita che non ci si senta per giorni o anche per mesi, come è capitato.
Ma io sono così, non è che posso cambiare per compiacere il genere umano. E posso capire le reazioni degli altri nel trovarmi poco interessante o addirittura offensiva se non mi integro. C'è chi ha detto addirittura che sono spocchiosa. Per carità.
Sono strana e sono anche orgogliosa di esserlo. Con gli anni ho imparato a difendermi e a gestire le emozioni, e ognuno deve aver un suo metodo. Il mio è non approfondire, semplicemente. Se vedo che la persona può nuocere alla mia tranquillità, la allontano.
Ma soprattutto ho imparato a accettarmi per quella che sono, e a modellare questo carattere chiuso.
Ho notato che le persone insicure non sempre si chiudono come me, alcune tirano fuori gli artigli e anche senza motivo, risultando chiassose e disordinate nella gestione delle loro emozioni.
In questi giorni ho assistito a scene abbastanza pietose e per un attimo mi sono dimenticata che le persone che stavo miseramente osservando hanno 30 anni, esattamente due meno di me.
Avevo la visione giapponese della gerarchia di età, che già di un anno più grande era un Sensei, e quindi meritava rispetto perchè aveva respirato da più tempo l'aria di questo universo ma vedendo comportamenti e atteggiamenti come quelli di ieri, mi ricredo.
Avendo fatto un'innocente zingarata con Marika attaccando dei post it alla macchina del Coinquilino Disordinato, ho scatenato le ire della neo fidanzata che mi ha bollato come "provocatrice", come se in tutti questi anni non avessi avuto occasione (beh, e il mio libero arbitrio dov'è finito?!) ma soprattutto come se in questi anni ci fosse stato interesse per un amico del genere (e come se scherzi di questo genere non li gradisse il nostro Coinquilino Disordinato)  nonché una che non ha nulla da fare da mattina a sera.
Tralasciando il resto, mi ci sono fatta delle grasse risate, non solo perché era la classica dimostrazione di insicurezza che conosco bene e che compatisco, ma soprattutto perché nel genere umano non c'è più speranza, il caos regna e i feromoni impazziscono con i primi caldi.
E vi dirò anche che francamente me ne infischio (citando il belliffimo Rhett Butler/Clark Gable in Via col Vento, il mio film preferito nonché compendio massimo della stupidità che a volte può raggiungere il genere femminile), ma ne valeva la pena dedicare un post a tale proposito.
Tra coppiette che litigano sulla tranvia e scenate davanti casa, la mia vita continua con i miei quattro amici fidati ( una un po' di più, e va premiata perché fa fedele servizio da 14 lunghi anni, avendo visto il peggio di me venir fuori e accettandolo ), il mio quasi marito bellissimo e i miei gomitoli sparsi tra borsa e salotto.
Ragazzi, fate più Knitting Yoga invece di preoccuparvi degli affaracci degli altri. Evidentemente avete tanto tempo da perdere e una vita vuota.
Così imparereste anche una nobile arte!

Con affetto. <3